Individuare il momento esatto in cui l’arte ha preso forma nella storia dell’uomo è una sfida complessa. Le prime figure tracciate su rocce e pareti di caverne, risalenti alla preistoria, ci parlano ancora oggi , offrendoci uno spaccato sulle origini dell’umanità e sul desiderio primordiale di lasciare un segno. Questo istinto, tramandato per secoli, ha dato vita a opere come le incisioni rupestri della Valle Camonica, un tesoro che ha reso l’Italia pioniera nella tutela del patrimonio mondiale dell’UNESCO.
Valle Camonica: patrimonio dell’umanità
Nel 1979, la Valle Camonica è stata il primo sito italiano a ottenere il riconoscimento di Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO , grazie alle sue incisioni rupestri. Oltre 300.000 petroglifi scolpiti su più di 2.000 rocce raccontano storie di vita quotidiana, spiritualità e natura. I comuni di Capo di Ponte, Darfo Boario Terme, Nadro e Paspardo ospitano otto parchi archeologici che permettono di immergersi in questo museo a cielo aperto, uno dei più vasti al mondo.
Scoperte in Valtellina: incisioni a 3.000 metri
Negli ultimi anni, nuove scoperte hanno arricchito il panorama archeologico lombardo. Nel 2017, a 3.000 metri di altitudine nel Parco nazionale dello Stelvio, presso il Pizzo Tresero, sono state rinvenute incisioni rupestri risalenti all’età del bronzo . Questi petroglifi, considerati i più alti d’Europa, rappresentano figure antropomorfe, simboli geometrici e animali, incisi oltre 3.000 anni fa.
Gli archeologi, guidati da Stefano Rossi della Soprintendenza, hanno avviato studi approfonditi per analizzare i segni, utilizzando tecniche avanzate come le indagini cosmologiche, che valutano l’esposizione della roccia ai raggi solari. Queste incisioni, soprannominate i “ cugini dei Pitoti camuni ”, aprono nuovi scenari sull’arte preistorica in Lombardia.
Un dialogo tra territorio e cultura
Le scoperte camune e valtellinesi dimostrano che le montagne e le vallate erano un filo conduttore per le comunità primitive , luoghi dove saperi e pratiche si trasmettevano di generazione in generazione. Secondo il governatore lombardo Attilio Fontana, queste testimonianze rappresentano “un libro di storia e biodiversità a cielo aperto”.
Recenti ritrovamenti paleontologici nel Parco delle Orobie Valtellinesi, risalenti all’era paleozoica (280 milioni di anni fa), confermano l’importanza della regione come archivio naturale e storico.
Un’arte che continua a interrogare
Le incisioni rupestri, che siano in Valle Camonica o in Valtellina, continuano a porci domande profonde. Qual era il loro scopo? Cosa volevano comunicare quei cacciatori e artisti mesolitici? Forse raccontavano storie di caccia, riflettevano sui misteri della vita o cercavano un contatto con il divino.
Oggi, i progetti di ricerca, come quello dell’Università degli Studi di Bergamo, stanno indagando le tracce lasciate da questi antichi abitanti. Dalle postazioni di caccia ai bivacchi, emerge un quadro affascinante: uomini che, oltre 10.000 anni fa, seguivano i ritmi stagionali e il movimento del bestiame, tracciando inconsapevolmente il primo capitolo dell’arte e della narrazione umana.
Un’eredità universale
Muoversi tra le incisioni della Valle Camonica e le scoperte valtellinesi non è solo un viaggio nella storia, ma anche un ponte tra passato e presente. Le domande che animavano i nostri antenati, sul senso della vita e sul rapporto con la natura, restano ancora attuali , unite dal desiderio di lasciare un segno che sfidi il tempo.