Operazione contro la ‘ndrangheta a Brescia: arresti eccellenti e un’organizzazione autonoma

L’operazione nel Bresciano rivela una rete criminale autonoma e ramificata, con legami tra 'ndrangheta e società civile.

Lotta alla criminalità organizzata nel Bresciano: un’operazione congiunta ha portato all’arresto di 32 persone e al sequestro di beni per 1,8 milioni di euro. Le accuse, gravissime, includono estorsione, traffico di droga e armi, usura, reati tributari e riciclaggio, evidenziando una rete criminale di matrice ’ndranghetista con una struttura ormai autonoma.

Gli arresti e i ruoli chiave

Tra le persone coinvolte spiccano nomi noti della politica locale e figure insospettabili. Ai domiciliari sono finiti Giovanni Acri, ex consigliere comunale di Brescia per Fratelli d’Italia, e Mauro Galeazzi, ex esponente della Lega. Clamoroso l’arresto di suor Anna Donelli, accusata di fungere da collegamento tra i membri dell’organizzazione e i sodali detenuti in carcere.

La figura centrale dell’organizzazione è Stefano Terzo Tripodi, originario dell’Aspromonte e residente a Flero. Secondo il giudice per le indagini preliminari (gip), Tripodi ricopriva un ruolo apicale nella rete criminale, con funzioni di direzione, coordinamento e gestione delle attività illecite. Tra i suoi compiti, la supervisione dei rapporti con altre organizzazioni criminali, l’intermediazione in dispute locali e l’applicazione di un rigido controllo disciplinare all’interno del gruppo.

Un’organizzazione autonoma

L’indagine, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia (DDA), ha svelato come il gruppo bresciano, pur mantenendo legami con le cosche calabresi, avesse acquisito un’autonomia operativa sul territorio. Questa indipendenza si manifestava non solo nel controllo delle attività criminali, ma anche nella capacità di instaurare rapporti con imprenditori, professionisti, e persino politici e religiosi.

Una mentalità paraimprenditoriale

Come sottolineato dal procuratore Francesco Prete, la criminalità organizzata nel Bresciano ha assunto una mentalità imprenditoriale, sfruttando la fama criminale per offrire servizi illegali, come l’evasione fiscale, a chi ne avesse bisogno. Questo approccio ha permesso all’organizzazione di radicarsi profondamente nel tessuto economico e sociale locale, rendendola simile a un “para-Stato” capace di offrire protezione e servizi al di fuori della legge.

L’operazione come svolta nella lotta alla ’ndrangheta

L’operazione rappresenta un colpo significativo alla rete criminale nel Bresciano, rivelando la portata del fenomeno e le sue connessioni a livello nazionale. Il coinvolgimento di una suora, di politici locali e di altre figure pubbliche testimonia quanto l’organizzazione fosse ramificata e integrata nel territorio.

Conclusione

La scoperta di una rete criminale autonoma e strutturata nel Bresciano pone l’accento sulla necessità di intensificare la lotta contro la criminalità organizzata. L’operazione potrebbe rappresentare un punto di svolta nella gestione del fenomeno mafioso in un territorio da tempo esposto alla presenza della ’ndrangheta.

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