La già travagliata legislatura del centrodestra di Rezzato continua a essere segnata da dimissioni e rinunce. In questo caso, è Massimiliana Ferrari, capogruppo e consigliere comunale, a lasciare il suo posto, portando a cinque il numero complessivo delle dimissioni registrate dal momento delle ultime elezioni. Nonostante la minoranza, la formazione ha incontrato difficoltà inaspettate nel cercare di mantenere una compagine stabile in Consiglio comunale.
L’esodo era iniziato subito dopo le elezioni, quando Giovanni Ventura, ex sindaco di Rezzato e sconfitto alle urne da Luca Reboldi, aveva scelto di dimettersi dal Consiglio comunale, annunciando così la sua uscita definitiva dalla politica locale. In seguito, anche altri membri del centrodestra avevano deciso di rinunciare al loro incarico: l’assessore uscente Sergio Renato Voglini, tra i più votati durante le elezioni ma ora parte dell’opposizione, e Wilma Viviani, ex capogruppo della giunta Ventura, avevano scelto di lasciare spazio a nuove forze politiche. Le motivazioni dichiarate in quel momento erano state chiare: offrire una chance alle giovani leve politiche e permettere la crescita di nuove figure nel panorama amministrativo.
Adesso, a un passo dal giro di boa della legislatura, il gruppo di minoranza “Centrodestra per Rezzato-Virle” subisce un altro colpo. Massimiliana Ferrari, già capogruppo e consigliera comunale, ha annunciato ufficialmente le sue dimissioni. In una lettera indirizzata al sindaco Luca Reboldi e agli altri membri del Consiglio, Ferrari ha spiegato che la sua decisione è legata a motivi personali e professionali che non le permettono più di svolgere il ruolo con l’attenzione e l’impegno richiesti. Non si tratta, ha precisato la lista, di una spaccatura interna, ma semplicemente di un’esigenza di mettere in primo piano altre priorità.
Con l’uscita di Ferrari, a entrare in Consiglio sarà la prima dei non eletti, Nadia Massardi, a meno che non decida di rinunciare all’incarico. Questo ennesimo cambiamento nel gruppo di minoranza conferma la difficoltà del centrodestra a trovare una stabilità interna, già messa alla prova da precedenti rinunce come quella di Cesare Archetti, che, pur essendo il primo dei non eletti, aveva rifiutato di assumere un incarico, cedendo il posto a Matteo Capra.