Un’articolata truffa è finita sotto la lente della Procura di Milano, che sta indagando su un gruppo di criminali altamente organizzati. Fingendosi il ministro della Difesa Guido Crosetto o membri del suo staff, hanno contattato imprenditori e professionisti di alto profilo, chiedendo ingenti somme di denaro per presunti riscatti da pagare per il rilascio di giornalisti italiani rapiti in Iran e Siria.
Le vittime: tra gli imprenditori contattati anche Armani e Moratti
Le prime due denunce sono state presentate nelle scorse ore dalle famiglie Aleotti (gruppo farmaceutico Menarini) e Beretta (multinazionale produttrice di armi). Tuttavia, la lista delle potenziali vittime è lunga e include nomi di spicco come Massimo Moratti e Giorgio Armani, oltre ad altri importanti imprenditori italiani.
Secondo gli inquirenti, i truffatori disponevano di informazioni dettagliate sui loro bersagli e hanno messo in atto un ingegnoso piano per risultare credibili.
La tecnica della truffa: clonazione vocale e conti a Hong Kong
Gli autori del raggiro riproducevano digitalmente la voce di Guido Crosetto, grazie a un sofisticato software di clonazione vocale, e si presentavano alle vittime come esponenti del ministero della Difesa. Durante la conversazione, le esortavano a versare denaro su conti bancari a Hong Kong, con la falsa promessa che le somme sarebbero poi state restituite tramite un bonifico della Banca d’Italia.
A rendere nota la vicenda è stato lo stesso ministro Crosetto, che su X/Twitter ha denunciato la truffa:
“Di tutto sono informati magistratura e Carabinieri, ma preferisco rendere pubblici i fatti perché nessuno corra il rischio di cadere nella trappola”.
Indagini in corso: la Procura cerca altri truffati
Le indagini della Procura di Milano e delle forze dell’ordine mirano ora a identificare i responsabili e a comprendere l’estensione del raggiro. Gli inquirenti stanno esaminando la possibilità che altre persone siano state contattate e abbiano versato denaro senza ancora denunciare l’accaduto.
Il caso solleva anche interrogativi sulla sicurezza digitale, in particolare sui rischi legati all’uso delle tecnologie di clonazione vocale, sempre più sofisticate e difficili da individuare.