«La nostra debolezza non può giustificare la nostra ingiustizia»: sono parole pesanti, ma cariche di verità, quelle pronunciate da monsignor Pierantonio Tremolada, vescovo di Brescia, durante la Messa crismale del Giovedì santo, nella Cattedrale della città. L’omelia, inserita nel contesto dell’Anno giubilare diocesano, ha assunto un significato ancora più profondo dopo l’arresto, avvenuto il giorno precedente, dell’ex parroco di San Paolo, don Ciro Panigara, accusato di abusi su minori.
Un richiamo alla responsabilità personale e collettiva
Tremolada ha invitato l’intero clero a un esame di coscienza profondo, richiamando il valore di una «condotta retta e onesta» come prima e fondamentale testimonianza di fede. La crisi di fiducia che attraversa la Chiesa bresciana è stata affrontata senza reticenze: «Siamo vasi di creta – ha detto – ma portiamo un tesoro da offrire», ribadendo che solo la grazia, la verità e la vigilanza spirituale possono impedire alle tenebre di prevalere.
Il vescovo ha parlato della necessità di una “conversione continua”, di una testimonianza trasparente, fatta di carità autentica e rispetto della dignità di ogni persona. Una posizione netta, che si distanzia da ogni forma di giustificazione o insabbiamento.
Le parole dell’arcivescovo Delpini e di don Corazzina
Sullo sfondo dell’arresto di don Panigara, si inseriscono anche le dichiarazioni dell’arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, che, durante la sua omelia nella Messa crismale in Duomo, ha definito «ferita» la Chiesa e il presbiterio, sottolineando come gli scandali di alcuni sacerdoti minino la fiducia verso l’intero clero.
Ancora più diretto il commento di don Fabio Corazzina, noto per il suo impegno sociale, che ha parlato apertamente di “dannato crimine” e ha denunciato il pericolo dell’omertà e della solitudine pastorale: «La denuncia è importante, l’insabbiamento è criminale», scrive in un post pubblicato nel giorno in cui si rinnovano le promesse sacerdotali, che lui definisce «giornata-sorgente».
Don Corazzina ha ribadito che serve una presenza formata, amorevole e competente nelle comunità, per prevenire zone d’ombra in cui possano crescere abusi e violazioni. E sottolinea anche la necessità di strumenti educativi concreti, compresi percorsi di educazione affettiva e sessuale per i futuri sacerdoti, sostenendo il lavoro del Servizio Tutela Minori della diocesi di Brescia, già attivo da tempo.
Un appello alla speranza nell’anno giubilare
Nel cuore del suo discorso, il vescovo Tremolada ha anche ribadito l’importanza del Giubileo come tempo di grazia e discernimento. Un percorso che, nella diocesi di Brescia, include una visita pastorale in tutte le zone e un convegno diocesano nel 2026. L’anno giubilare, ha detto, è «l’occasione per ascoltare lo Spirito e comprendere cosa il Signore chiede oggi alla nostra Chiesa».
Citando San Paolo e il Salmo 103, ha ricordato che l’umiltà e la misericordia sono i pilastri su cui costruire il rinnovamento ecclesiale. E nel chiudere la sua omelia ha fatto appello a una perfezione evangelica fondata sulla misericordia, in grado di trasformare ogni vita sacerdotale in un culto quotidiano a Dio e un servizio limpido alla comunità.