Due carcasse di piccioni incastrate in una piega anomala della canna fumaria, un boiler collocato in un ambiente non abitabile e la saturazione dell’aria con monossido di carbonio: tre elementi fatali che nel 2019 hanno portato alla morte di un uomo di 93 anni in un appartamento di via Tagliamento.
Secondo il pubblico ministero Lisa Saccaro, l’unico responsabile della tragedia è l’idraulico che nel 1996 installò la caldaia nell’appartamento dell’ammezzato. Per lui è stata chiesta una condanna a otto mesi, ritenendolo colpevole di aver creato una condizione di pericolo che si è rivelata letale oltre vent’anni dopo.
La posizione degli altri imputati
Altri quattro imputati erano stati chiamati in giudizio, ma il pm ha chiesto l’assoluzione per tutti, in particolare per la proprietaria dell’appartamento dove si trovava l’impianto. “Non si può pretendere che una cittadina verifichi l’esecuzione tecnica di un lavoro affidato a un professionista certificato“, ha sottolineato il pm, evidenziando come la donna si fosse affidata correttamente a una figura competente.
Il nodo della canna fumaria modificata
Elemento decisivo nella catena degli eventi che hanno causato la morte dell’anziano è stata la modifica non autorizzata della canna fumaria, dove le carcasse di due piccioni hanno bloccato il deflusso dei fumi. Tuttavia, il processo non ha permesso di identificare chi abbia realizzato quella modifica strutturale: una deviazione a gomito che ha creato il punto di accumulo del monossido.
Il pubblico ministero ha escluso che l’intervento risalga alla ristrutturazione del 1993 avvenuta in un altro appartamento dello stabile. Nessuna responsabilità, secondo l’accusa, può essere attribuita né agli ex proprietari, né all’inquilino dell’epoca, né all’architetto che firmò i lavori.
Le difese e la prossima udienza
Nel corso dell’udienza tenutasi davanti al giudice Marco Vommaro, i legali degli imputati – Ennio Buffoli, Cristina Guatta, Luigi Frattini, Stefano Paloschi, Cristina Lombardi e Patrizia Ghizzoni – hanno chiesto l’assoluzione dei loro assistiti, sostenendo l’insufficienza delle prove e la complessità della dinamica.
Il processo è stato aggiornato al 20 giugno, giorno dedicato alle repliche delle parti, alla camera di consiglio e alla decisione finale del giudice. Parallelamente, la vicenda potrebbe proseguire in sede civile, dove si aprirà con ogni probabilità un procedimento per il risarcimento dei danni.