Nel 2045 Brescia sarà senza operai e senza studenti

Tra calo demografico, spopolamento scolastico e crisi del welfare, il futuro della provincia lombarda è minacciato da una carenza strutturale di forza lavoro e giovani

Nei prossimi vent’anni la provincia di Brescia potrebbe perdere oltre 170mila lavoratori e 18mila studenti, con effetti devastanti sul sistema produttivo e sociale locale. È quanto emerge dall’analisi sul cosiddetto “inverno demografico”, che ormai rischia di trasformarsi in una vera e propria glaciazione demografica per la Lombardia orientale.

Secondo i dati riportati, la popolazione in età da lavoro subirà un crollo significativo, mentre quella anziana continuerà a crescere. In parallelo, anche il sistema scolastico subirà una forte contrazione, con un numero sempre minore di alunni iscritti. Il tutto in un contesto in cui il ricambio generazionale si fa sempre più difficile, e l’apporto dell’immigrazione da solo non basterà a colmare il divario.

Le cause del declino sono molteplici, ma convergono tutte su un punto centrale: il calo delle nascite. La denatalità, sommata all’allungamento della vita media, sta generando una struttura demografica sempre più sbilanciata. A Brescia, come in molte altre città italiane, questo si traduce già oggi in quartieri con scuole mezze vuote, in un numero crescente di anziani soli e in una carenza sempre più marcata di manodopera, anche nei settori tradizionalmente attrattivi come la metalmeccanica o l’edilizia.

Gli effetti sul mercato del lavoro saranno profondi. Le imprese locali rischiano di non trovare più figure qualificate o disponibili, aggravando la competizione e frenando la crescita economica. Ma il problema si estende anche al sistema del welfare e delle pensioni, che poggia su un delicato equilibrio tra contributi attivi e spese assistenziali. Con meno lavoratori e più pensionati, l’intero sistema rischia di diventare insostenibile.

I demografi parlano da tempo della necessità di politiche strutturali, capaci di incentivare la natalità, sostenere le famiglie e attrarre giovani, anche dall’estero. Tuttavia, il tempo per intervenire si sta esaurendo. Se il trend attuale non verrà invertito, la provincia bresciana potrebbe ritrovarsi nel giro di pochi decenni con un tessuto sociale ed economico gravemente compromesso.

La situazione, purtroppo, non è unica. L’Italia nel suo complesso è tra i paesi europei con la più bassa natalità e una delle età medie più elevate. Ma Brescia, con il suo forte radicamento industriale, rischia più di altri territori. In assenza di correttivi, lo scenario paventato potrebbe portare a una vera e propria crisi sistemica, toccando ogni ambito: dalla sanità all’istruzione, dal lavoro ai servizi pubblici.

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