Cantieri bresciani travolti dalla cocaina: allarme sociale in crescita

L’uso della polvere bianca dilaga nel settore edile: operai, artigiani e tecnici coinvolti in una spirale senza controllo

Dal muratore all’elettricista, fino agli autotrasportatori, la droga non è più esclusiva delle élite, ma è diventata parte integrante della quotidianità lavorativa anche nei settori più umili. I dati e le testimonianze raccolte mostrano un quadro inquietante di abuso sistematico, nascosto tra ponteggi, attrezzi e betoniere.

Diffusione crescente e consumo normalizzato

Nonostante l’alto prezzo – circa 83 euro al grammo secondo il Dipartimento per le Politiche Antidroga – la cocaina è ormai ovunque, anche dove meno ce lo si aspetterebbe. A Brescia, i consumi registrati attraverso le analisi delle acque reflue posizionano il capoluogo tra i primi in Italia, segno tangibile di una diffusione fuori controllo.

Nel settore dell’edilizia, in particolare, la droga ha trovato terreno fertile: turni massacranti, precarietà, lavori usuranti e una cultura del silenzio fanno da contesto ideale a un consumo che avviene spesso alla luce del sole, senza più nascondersi troppo.

La cocaina come carburante lavorativo

La sostanza viene usata per “reggere il ritmo”, affrontare le fatiche quotidiane o “sentirsi più forti”, come testimoniano numerosi addetti del settore. In molti cantieri, la cocaina è diventata una sorta di droga funzionale, quasi un’integrazione lavorativa non dichiarata. Una situazione che mina profondamente la sicurezza sia di chi ne fa uso, sia di chi lavora accanto a loro.

Oltre ai pericoli fisici immediati, legati alla lucidità e ai riflessi, c’è un rischio sistemico legato al controllo sociale: chi consuma abitualmente, infatti, è più facilmente ricattabile, esposto ad ambienti criminali e a dinamiche di sfruttamento.

Un affare miliardario che alimenta il crimine

A livello globale, il narcotraffico rappresenta uno dei settori più redditizi del crimine organizzato, con un giro d’affari stimato in 400 miliardi di dollari l’anno. Anche in Italia, i proventi di questo commercio si infiltrano nell’economia, sporcano l’edilizia, influenzano appalti e rapporti di lavoro, e pongono interrogativi urgenti su controlli, prevenzione e responsabilità.

La provincia di Brescia si conferma una delle zone più colpite, con una rete locale e internazionale che rifornisce costantemente i mercati urbani e rurali, spesso sfuggendo a qualsiasi repressione efficace.

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