La Seconda Corte d’Assise ha condannato a 22 anni di reclusione Petrit Gega, 53 anni, muratore di origini albanesi, riconosciuto colpevole dell’omicidio di Alfons Kola, connazionale di vent’anni più giovane. La sentenza è stata pronunciata in aula dal presidente Cristina Amalia Ardenghi e giunge a oltre due anni dal tragico episodio che sconvolse la comunità di Calcinatello.
L’omicidio risale a un pomeriggio di fine maggio, quando i due uomini si affrontarono violentemente davanti a un bar del paese. La lite degenerò rapidamente, culminando con le coltellate che costarono la vita a Kola. Secondo il sostituto procuratore Francesco Carlo Milanesi, alla base del gesto ci sarebbe una faida di lunga data riconducibile a dissidi familiari nel paese d’origine.
Nel corso del processo, è emerso un quadro clinico complesso per l’imputato. Il perito nominato dalla Corte d’Assise ha infatti riconosciuto in Gega una parziale infermità mentale, ma ha stabilito che l’uomo fosse comunque capace di stare a processo. È stato inoltre ritenuto socialmente pericoloso, elemento determinante nelle decisioni della Corte.
A seguito della condanna, il tribunale ha disposto che Petrit Gega, una volta espiata la pena detentiva, venga trasferito in una struttura psichiatrica giudiziaria per un periodo non inferiore a tre anni. La misura di sicurezza è stata ritenuta necessaria alla luce della valutazione psichiatrica e del rischio che l’uomo possa nuovamente costituire un pericolo per la collettività.
Dopo essere stato arrestato, a circa un’ora dai fatti, Gega aveva fornito dichiarazioni sconnesse davanti al giudice delle indagini preliminari, sostenendo di essere tormentato da presenze maligne e di aver bisogno di un esorcista. Tali affermazioni hanno successivamente contribuito all’apertura della perizia psichiatrica disposta dalla Corte.
