La mediazione tra i 68 residenti del quartiere Carmine e il Comune di Brescia si è conclusa con una fumata nera, come era ampiamente previsto. L’incontro, obbligatorio per legge in casi di questo tipo, non ha modificato le posizioni iniziali: i cittadini, esasperati dal rumore notturno della movida, confermano la causa civile e la richiesta di 2 milioni di euro di risarcimento (circa 10mila euro a testa per tre anni di disturbi).
Il Comune, che sostiene di aver già messo in campo steward, controlli e accordi con i bar, ritiene di avere fatto quanto possibile per limitare il fenomeno, ma le misurazioni fonometriche commissionate dai residenti avrebbero rilevato livelli di rumore paragonabili a quelli di una zona industriale, e non di un’area residenziale.
Il caso ora approderà in aula, con il rischio di creare un precedente legale che potrebbe obbligare la Loggia a introdurre nuove restrizioni e superare l’attuale modello di gestione della movida notturna.