Un nuovo caso di virus West Nile è stato registrato nei giorni scorsi a Brescia, ma le autorità sanitarie rassicurano: il paziente è asintomatico e non presenta complicazioni. L’infezione è stata individuata casualmente attraverso un test del sangue, nell’ambito del protocollo regionale di sorveglianza delle arbovirosi, che monitora le malattie trasmesse da insetti, in particolare dalle zanzare.
La West Nile è una patologia endemica in Italia da circa un decennio: ciò significa che la sua presenza è stabile nel territorio e il contagio può avvenire anche a livello locale. Non si tratta, quindi, di un fenomeno nuovo o inaspettato. Come spiegano gli infettivologi, i sintomi sono generalmente lievi e ben conosciuti: febbre, mal di testa, dolori muscolari e talvolta rash cutaneo, simili a una sindrome influenzale.
Il caso bresciano è uno dei 12 confermati in Lombardia tra luglio e inizio agosto. Di questi, nove sono considerati autoctoni, ovvero contratti direttamente nella regione. In cinque pazienti si sono sviluppate complicazioni neurologiche, con un decesso segnalato in un anziano con fragilità pregresse. Tuttavia, la maggioranza dei casi rimane asintomatica o con sintomi lievi.
Il monitoraggio sanitario è attualmente coordinato dalla Regione Lombardia, in collaborazione con i laboratori specializzati di Milano e Pavia, con l’obiettivo di contenere e comprendere la diffusione del virus.
A rassicurare è Roberto Stellini, infettivologo della Poliambulanza di Brescia: «Non c’è da preoccuparsi. Il virus è presente, ma nel 98-99% dei casi è del tutto asintomatico. Solo l’1-2% può manifestare complicazioni più serie, soprattutto in soggetti anziani o immunodepressi».
Le forme gravi possono includere meningiti, encefaliti o paralisi, ma sono episodi rari e circoscritti.
L’aumento dei casi negli ultimi anni è attribuito a un fenomeno ormai evidente: la tropicalizzazione del clima, che favorisce la proliferazione delle zanzare del genere Culex, principali vettori del virus. Stellini sottolinea l’importanza di azioni preventive da parte di Comuni e strutture sanitarie, soprattutto prima dell’estate.
Le misure raccomandate includono:
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Utilizzo di repellenti cutanei a base di Deet, icaridina o citriodiolo;
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Eliminazione dei ristagni d’acqua da sottovasi, grondaie e tombini;
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Trattamenti larvicidi nei luoghi pubblici, gestiti da Comuni e ATS.
A livello nazionale, il Ministero della Salute ha attivato il sistema di sorveglianza “One Health”, che integra competenze in ambito umano, animale e ambientale, con l’obiettivo di monitorare e prevenire le arbovirosi in modo coordinato.
Parallelamente, è in funzione una rete di sorveglianza veterinaria che controlla cavalli e uccelli, considerati specie “sentinella” della diffusione virale. Al momento non esiste un vaccino per l’uomo, mentre per i cavalli la profilassi è disponibile.
La Regione Lombardia ha ribadito il proprio impegno a monitorare costantemente la situazione, attuando tutte le misure necessarie per tutelare la salute pubblica.