Il valoroso Alpino Gianfranco Petenzi e il ricordo indelebile del Vajont

Una testimonianza vivida sulla tragedia e sull'impatto duraturo della solidarietà

Gianfranco Petenzi aveva poco più di vent’anni quando il disastro del Vajont sconvolse l’Italia. Mentre si avvicinava il termine del suo servizio militare, una notte di ottobre cambiò per sempre la sua vita. Il racconto di Petenzi, sopravvissuto alla catastrofe che uccise 1.917 persone, tra cui 487 bambini, è una finestra toccante su quei giorni di dolore e eroismo.

Nella tragedia, Petenzi non solo testimoniò la devastazione ma contribuì attivamente ai soccorsi. “Ho salvato due bambini”, ricorda con un misto di orgoglio e tristezza. Il suo gruppo lavorava instancabilmente, in una lotta contro il tempo, scavando nel fango, alla ricerca di sopravvissuti tra le rovine.

Oltre sessant’anni dopo, il ricordo di quei giorni è ancora vivido per Petenzi, ora ottantaduenne. Recentemente riunitosi a Vicenza con gli amici del gruppo di Darfo Boario Terme, Petenzi riflette sulla solidarietà e sul trauma condiviso. Le adunate degli alpini, che ha frequentato per decenni, sono un simbolo della fratellanza che dura una vita intera.

Petenzi ha visitato nuovamente la valle del Vajont nel 1978, quindici anni dopo la tragedia. Quella visita ha risvegliato dolorose memorie, portandolo a una notte di lacrime improvvisa. “Una notte, all’improvviso, mi sono svegliato e ho iniziato a piangere. Non riuscivo a smettere,” condivide Petenzi, sottolineando l’impatto psicologico duraturo del disastro.

Gli alpini, noti per il loro spirito di corpo e per l’ospitalità, continuano a essere una grande famiglia per Petenzi. Mentre progettano già il prossimo raduno nel 2025, con la speranza di tenerlo a Brescia, il messaggio di Petenzi è chiaro: si resta alpini tutta la vita, non solo per le uniformi indossate, ma per i valori di coraggio, sacrificio e comunità che definiscono ogni vero alpino.

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