Mais in crisi nel Bresciano: tra semine ritardate, clima instabile e calo delle superfici

Il 2024 segna un’altra annata difficile per i cerealicoltori: meno ettari coltivati, rese in calo e incertezza sul futuro della filiera

Pioggia

Nonostante un lieve miglioramento rispetto al 2023, definito disastroso dagli operatori, la stagione del mais nel 2024 si conferma critica per l’agricoltura bresciana e lombarda. A dirlo è Giovanni Martinelli, presidente di Condifesa, allevatore e cerealicoltore, che mette in evidenza ritardi nelle semine e problemi fitosanitari legati a condizioni meteorologiche estreme.

Semine in difficoltà per piogge e sbalzi termici

Le continue piogge e i picchi termici anomali, come quelli registrati a fine aprile con temperature superiori ai 30 °C seguite da precipitazioni intense, hanno danneggiato le colture già in campo. Queste condizioni hanno creato ambienti favorevoli alla diffusione di funghi, compromettendo interi raccolti in alcune zone.

Martinelli spiega come le colture autunno-vernine e il loietto abbiano subito notevoli ritardi, con molti agricoltori ancora alle prese con la raccolta di frumento, orzo e foraggi, operazioni indispensabili per poter avviare le semine dei raccolti estivi, tra cui mais e sorgo. Ogni giorno di ritardo incide sulla quantità e sulla qualità del prodotto finale.

Dati allarmanti: -18% di superficie in cinque anni

In Lombardia, la superficie coltivata a mais da granella è passata da oltre 140.000 ettari nel 2019 a meno di 116.000 nel 2024, segnando un calo del 18%. Il prodotto raccolto ha registrato una contrazione del 22%. In provincia di Brescia, i numeri sono ancora più impietosi: la superficie coltivata a mais da granella è scesa a 26.000 ettari, con una perdita produttiva del 25% rispetto al 2023.

Solo il mais ceroso resiste, con poco più di 41.000 ettari invariati. Ma l’intero comparto cerealicolo soffre una fase di crisi strutturale, aggravata dalla rigidità dei mercati e dal prezzo fisso del mais a 240 euro/tonnellata, ritenuto non remunerativo dagli operatori.

Tecnologia, assicurazioni e sostenibilità: le risposte al cambiamento climatico

Oscar Scalmana, leader di Agridifesa Italia, sottolinea come diventi sempre più urgente ricorrere a coperture assicurative e a nuove tecnologie come le Tea (Tecniche di evoluzione assistita) per sviluppare varietà resistenti agli stress climatici. Secondo Scalmana, i recenti eventi meteorologici estremi – come quelli registrati a Rudiano – sono destinati a moltiplicarsi.

In prima linea anche Coldiretti Brescia, con la presidente Laura Facchetti che chiede una risposta collettiva: “Sosteniamo gli agricoltori con assistenza tecnica personalizzata, formazione e valorizzazione delle pratiche sostenibili. L’obiettivo è garantire sostenibilità economica, qualità e continuità produttiva, anche in condizioni climatiche difficili”.

Confagricoltura: più integrazione con le filiere agroalimentari

Per Giovanni Garbelli, presidente di Confagricoltura Brescia, è tempo di integrare i seminativi nelle filiere zootecniche e agroenergetiche, in analogia a quanto avviene con le uve nel settore vitivinicolo. “Il successo del latte e della carne Dop deriva anche dall’impiego di materie prime locali. Trattare il mais italiano come una semplice commodity è un errore che penalizza il territorio”.

Secondo Garbelli, è urgente un impegno delle istituzioni regionali e nazionali per valorizzare il lavoro agricolo attraverso misure che riconoscano il ruolo chiave delle colture cerealicole nelle eccellenze del made in Italy.

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