Truffa aggravata e riciclaggio: Marco Savio patteggia tre anni di reclusione

L’ex consulente finanziario bresciano coinvolto in due inchieste su prestiti milionari erogati con documentazione falsificata. Sequestrati beni per oltre 6 milioni di euro

Marco Savio, consulente finanziario e amministratore unico della società Marfin srl, ha patteggiato tre anni di carcere nell’ambito di una complessa indagine che lo vedeva accusato di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, associazione a delinquere, riciclaggio e autoriciclaggio. L’udienza si è svolta nella mattinata di mercoledì e ha confermato l’accordo tra difesa e Procura.

Le inchieste parallele, condotte dalla Guardia di Finanza e coordinate dalla Procura di Brescia, hanno fatto emergere un sistema finalizzato a ottenere finanziamenti bancari per milioni di euro attraverso la presentazione di bilanci alterati e documentazione falsa. Al centro dello scandalo i prestiti erogati da Banca Progetto, istituto di credito milanese che ha presentato richiesta di costituzione di parte civile, riconosciuto come parte lesa.

I finanziamenti – per un ammontare complessivo di circa 3,5 milioni di euro – erano formalmente destinati a un’azienda operante nel settore vitivinicolo toscano, teoricamente amministrata da un soggetto terzo, ma di fatto riconducibile a Savio stesso. L’obiettivo dichiarato era l’acquisto di terreni e attrezzature per la produzione e imbottigliamento di vino Chianti, ma secondo gli inquirenti, gran parte dei fondi è stata dirottata su conti correnti personali e aziendali riconducibili al broker.

Le operazioni finanziarie coinvolte sono state giustificate attraverso transazioni commerciali non coerenti con l’attività dichiarata, come emerso dalle indagini condotte dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Brescia. In totale, sono stati sequestrati beni per un valore di circa 6,7 milioni di euro, tra immobili, disponibilità finanziarie e partecipazioni societarie.

Oltre a Savio, sono stati indagati altri due soggetti, uno dei quali destinatario di una misura cautelare. Entrambi avrebbero collaborato nella costruzione dell’apparato fraudolento e nella gestione delle società fittizie utilizzate per ottenere illecitamente i finanziamenti.

Il caso si inserisce in un quadro più ampio di attenzione verso i reati finanziari legati all’utilizzo distorto del credito bancario, un ambito che negli ultimi anni ha visto un aumento significativo delle segnalazioni, anche a causa dell’accesso agevolato a fondi pubblici o semi-pubblici da parte di aziende in difficoltà.

Con il patteggiamento, la vicenda giudiziaria di Marco Savio si chiude formalmente, ma resta aperta la questione del risarcimento e della responsabilità patrimoniale, su cui potrebbero essere avviate azioni civili da parte degli enti coinvolti.

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