Espulso dopo la condanna per abusi, 63enne filippino rimpatriato

L’uomo aveva chiesto il rinnovo del permesso di soggiorno nonostante una condanna per violenza sessuale su minore. Espulsi anche altri sei stranieri con precedenti penali

È stato espulso dall’Italia e già rimpatriato nel Paese d’origine il 63enne di nazionalità filippina che, nonostante una condanna definitiva per violenza sessuale su minore, aveva richiesto il rinnovo del permesso di soggiorno. Il provvedimento è stato eseguito dalla Questura di Brescia, su disposizione del questore Paolo Sartori, al termine delle verifiche sulla sua posizione giudiziaria e amministrativa.

L’uomo aveva appena terminato di scontare una pena di 6 anni e 8 mesi di reclusione per il grave reato commesso, una condanna che di fatto escludeva la possibilità di permanere regolarmente sul territorio nazionale. Nonostante ciò, aveva avviato la procedura per prolungare il suo soggiorno in Italia. Le autorità hanno però respinto la richiesta e disposto l’immediata espulsione, con il successivo trasferimento su un volo diretto verso le Filippine.

Non si tratta di un caso isolato: nello stesso contesto operativo, la Questura di Brescia ha eseguito l’espulsione di altri sei cittadini stranieri, tutti con precedenti penali, in particolare legati a reati di droga. Anche per loro è stato emesso un provvedimento di allontanamento dal territorio italiano, con l’obiettivo dichiarato di aumentare la sicurezza urbana e prevenire la recidiva di soggetti ritenuti socialmente pericolosi.

Le espulsioni sono frutto di un controllo capillare avviato dalle autorità di pubblica sicurezza, finalizzato a monitorare le posizioni degli stranieri che hanno riportato condanne penali e a verificarne la regolarità sul territorio. “Chi ha commesso reati gravi non può continuare a risiedere in Italia”, è la linea seguita dalla Questura bresciana, che intensifica le verifiche nei confronti di soggetti ritenuti incompatibili con la permanenza nello Stato.

Il sistema di monitoraggio incrocia i dati giudiziari e amministrativi, permettendo alle forze dell’ordine di individuare i casi in cui, conclusa la pena detentiva, non sussistano più i requisiti legali per il soggiorno. In questi casi, la legge prevede l’espulsione obbligatoria e il rimpatrio nei Paesi di origine, a tutela della collettività.

Il caso del 63enne filippino assume un rilievo particolare per la gravità del reato e per il tentativo, respinto, di ottenere una nuova autorizzazione a restare in Italia. La decisione della Questura si inserisce in una più ampia strategia di prevenzione e tutela dell’ordine pubblico, in linea con le disposizioni nazionali in materia di immigrazione e sicurezza.

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