Depuratore di Visano: la Provincia di Brescia evita risarcimento milionario

La Provincia di Brescia evita un risarcimento di 71 milioni per il depuratore di Visano, aprendo la strada a una riconversione dell'area.

Dopo 22 anni di battaglie legali, la Provincia di Brescia ha evitato un risarcimento di oltre 71 milioni di euro richiesto dall’ex gestore Vstr per il depuratore zootecnico dismesso di Visano. Il Tribunale di Brescia ha emesso una sentenza che solleva la Provincia da ogni responsabilità, condannando invece la Vstr al pagamento di quasi 400 mila euro per spese legali e consulenze. Questo verdetto rappresenta una svolta significativa in una vicenda che ha bloccato per anni ogni possibile riconversione dell’impianto.

Una lunga storia di contenziosi

Il depuratore di Visano, destinato al trattamento dei reflui di 100 mila suini all’anno, era entrato in funzione nel 1999, ma fu messo sotto sequestro nel 2002 per il superamento dei limiti di scarico nei corsi d’acqua. L’impianto non è mai stato riattivato e la Provincia ha cercato invano di rilanciarlo con nuovi progetti, trovando l’opposizione dei privati. L’ultimo tentativo risale al gennaio 2018, quando la Provincia propose la riconsegna formale dell’impianto, aprendo un ulteriore contenzioso legale.

Il futuro dell’area: un parco fotovoltaico

La sentenza ha liberato l’area del depuratore da vincoli legali, permettendo alla Provincia di Brescia di considerare una riconversione. Mentre l’impianto giace in stato di abbandono, con vasche invase da fanghi maleodoranti, la Provincia ha già elaborato un progetto per un parco fotovoltaico. Questa soluzione potrebbe dare una nuova vita al sito, contribuendo alla sostenibilità energetica e riducendo l’impatto ambientale dell’area in degrado.

Lo scontro sui nuovi depuratori civili

Parallelamente, la Provincia ha escluso l’area dell’ex impianto zootecnico dalla realizzazione di un nuovo depuratore civile che servirà i comuni di Remedello, Acquafredda e Isorella. I lavori per il nuovo impianto, gestiti da A2a, sono iniziati a marzo, ma sono stati subito oggetto di proteste. Il sindaco di Remedello, Simone Ferrari, ha presentato ricorsi al Tar e al Consiglio di Stato contro la scelta della nuova localizzazione, lamentando l’aumento dei costi per la costruzione di una stazione di pompaggio necessaria per superare la pendenza del terreno.

Anche il budget del progetto ha subito forti incrementi, passando dagli 11,6 milioni di euro finanziati dal Pnrr a 18 milioni, sollevando ulteriori preoccupazioni tra i cittadini e gli amministratori locali.

Proteste e ricorsi: la trasparenza in discussione

Il malcontento è condiviso da diversi attori locali, tra cui i fratelli Albino e Antonio Galuppini, proprietari terrieri confinanti con l’area del vecchio depuratore e del nuovo impianto in costruzione. Anche le minoranze comunali di Isorella e Acquafredda hanno espresso critiche, denunciando la mancanza di trasparenza da parte delle autorità coinvolte. Empatia Blu, un’associazione di Remedello, ha criticato la mancanza di coinvolgimento dei cittadini nel processo decisionale, chiedendo una maggiore chiarezza sui dettagli del progetto e le sue implicazioni future.

Conclusioni: una svolta con risvolti incerti

Con la sentenza favorevole, la Provincia di Brescia si è liberata dall’onere di un risarcimento milionario, aprendo la strada a nuovi progetti per l’area del depuratore dismesso. Tuttavia, le tensioni legate alla costruzione del nuovo impianto civile mostrano come la questione della gestione delle acque reflue rimanga delicata e complessa, con sfide che coinvolgono cittadini, amministrazioni e aziende.

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