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Daspo urbano contro manifestazioni Anti-Aborto: la proposta a Brescia

Consigliere Curcio propone il Daspo urbano per chi manifesta contro l'aborto fuori dagli ospedali

In una mossa che ha scatenato dibattiti nella città di Brescia, il consigliere Andrea Curcio del Partito Democratico ha sollevato la questione dell’applicazione del Daspo urbano nei confronti di manifestanti anti-aborto radunatisi fuori dalle strutture ospedaliere, in particolare presso l’ospedale Civile. La proposta arriva in seguito a eventi specifici che hanno visto gruppi di persone esprimere apertamente la loro opposizione all’aborto in prossimità degli ambulatori ginecologici, comportamenti che secondo Curcio potrebbero ostacolare l’accesso e la libera fruizione dei servizi sanitari.

Il punto di svolta: la manifestazione dell’11 marzo

Il caso emblematico che ha catalizzato l’attenzione di Curcio e spinto alla presentazione dell’interrogazione è avvenuto l’11 marzo, quando manifestanti, piazzando una statuetta della Madonna su una panchina e brandendo cartelli con scritte anti-abortiste quali “Mamme i vostri figli vi perdonano”, hanno dato vita a una protesta silenziosa ma significativa fuori dagli Spedali Civili di Brescia. Tale episodio ha evidenziato la necessità di considerare misure più severe per garantire che l’accesso ai servizi ospedalieri non sia impedito o limitato da attività di protesta.

La proposta di Curcio: Daspo urbano esteso agli ospedali

Curcio ha interpellato direttamente la sindaca, interrogandola sulla possibilità di estendere l’applicazione del Daspo urbano – già previsto per altri contesti dal decreto Salvini – anche ai presidi sanitari. Tale misura restrittiva, ideata per prevenire comportamenti che impediscono la normale fruizione di spazi pubblici, potrebbe rappresentare uno strumento efficace per contrastare le manifestazioni che si pongono come barriere all’accesso alle cure.

Una questione di diritti e sicurezza

La proposta solleva interrogativi non solo sul diritto alla libera espressione, ma anche e soprattutto sul diritto all’accesso alle cure in un contesto di sicurezza e rispetto per pazienti e personale sanitario. La questione è complessa e richiede un equilibrio tra la tutela della libertà di manifestazione e la necessità di assicurare un ambiente sereno e privo di ostacoli per chi si avvicina alle strutture sanitarie, specialmente per servizi delicati come quelli ginecologici.

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